Chiara Ferragni, dubbi anche sull’operazione benefica con Trudi

La bambola è stata al centro di un'operazione benefica nel 2019 che prevedeva la donazione di profitti all’associazione Stomp Out Bullying

Chiara Ferragni è sempre più nell’occhio del mirino. Dopo il caso Balocco, la nota influencer ha cominciato non solo a perdere ingaggi con importanti brand come Coca-Cola, ma anche come Monnalisa, azienda italiana che produce abiti per bambini che starebbe valutando di separare il nome dell’azienda da quella dell’influenzer, come ha raccontato a Repubblica la Creative Director del brand Barbara Bertocci.

Senza contare che, nel mirino dei pm milanesi e della Guardia di Finanza, sono finite gran parte delle operazioni benefiche legate al nome di Chiara Ferragni, compresa quella della bambola Trudi in edizione limitata con le fattezze dell’imprenditrice e influencer che prevedeva (nel 2019) la donazione di profitti all’associazione no profit Stomp Out Bullying, così come spiega La verità.

I Pm e la Guardia di Finanza vogliono valutare in che modo sia stata effettuata la distribuzione dei denari incassati dalla vendita visto che sono emersi alcuni dubbi su come sia stata gestita, visto i precedenti. Sul caso però, è intervenuta TBS crew Srl, che in una nota stampa ha precisato: “In merito a quanto riportato da alcuni organi di informazione relativamente alla bambola Ferragni, TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni, precisa che i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’ecommerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma ecommerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019. Il tutto è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl. TBS crew Srl, infine, specifica altresì che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato – come dichiarato nei materiali di comunicazione – esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale ecommerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.

fonte: engage/Open

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