Dopo sette anni di crescita continua le esportazioni cinesi a novembre hanno segnato un -2,2%. La contrazione della domanda si è registrata soprattutto nel mercato Usa e europeo. Pechino un mese fa ha varato un pacchetto di aiuti pubblici al consumo di quasi 600 miliardi di dollari dopo che il tasso di crescita dell’economia del Dragone è sceso al 9% in novembre, con una netta diminuzione rispetto all’11,9 del 2007. Secondo le previsioni degli economisti, nel 2009 la crescita potrebbe essere inferiore al 7 per cento. L’export cinese è infatti sceso del 2 per cento ma le importazioni hanno fatto ancora peggio (-17,9%), risultando in un surplus record di oltre 40 miliardi di dollari che nasconde una crisi del motore della crescita – le esportazioni – più grave di quanto si era pensato in un primo momento. All’inizio della crisi, gli esperti cinesi avevano sperato che la contrazione della domanda potesse essere di aiuto ad un importante processo di riorientamento della crescita intrapreso l’anno scorso: quello di riconvertire il sud industrializzato da produttore di manufatti di largo consumo a esportatore di prodotti di alta tecnologia. Invece le fabbriche tessili e di giocattoli stanno chiudendo in tutto il Guangdong (la provincia più industrializzata a ridosso di Hong Kong), senza essere sostituite da produzioni più avanzate.
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