In base agli ultimi dati diffusi dalle dogane cinesi, le esportazioni a marzo hanno segnato un -17,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si tratta del quinto pesante calo consecutivo. A febbraio la flessione era stata ancora più marcata, con un -25,7%. Il crollo delle esportazioni, causato dall’indebolimento della domanda dei mercati occidentali, ha provocato la chiusura di centinaia di imprese. Si calcola che nel Sud industrializzato della Cina gli operai rimasti senza lavoro siano circa 20 milioni. Per sostenere le industrie nazionali, comunque, la Cina ha aumentato gli sconti stabiliti a luglio scorso sull’imposta sul valore aggiunto per le merci destinate all’estero, come il tessile, i mobili, i giocattoli, gli articoli in gomma e in metallo. Ma a marzo, oltre all’export, ha registrato un brusco calo anche l’import, con un corposo -25,1%. Un calo leggermente più accentuato di quello di febbraio, quando era stato del 24,1%. La ripresa, comunque, potrebbe essere vicina. Il piano di stimolo varato da Pechino potrebbe rilanciare la crescita economica del Paese già entro quest’anno e aiutare le altre economie asiatiche a riprendersi. Lo ha detto la Banca Mondiale. “I segnali che arrivano dalla Cina indicano che la crescita economica potrebbe ripartire verso la metà di quest’anno”, si legge nel rapporto. Secondo le previsioni della Banca Mondiale, il Dragone Rosso quest’anno vedrà una crescita economica del 5,3%, ma il premier cinese Wen Jiabao si dice ancora più fiducioso.
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