Come si è evoluto il design del giocattolo negli anni, quali sono le linee guida, quanto è importante la sicurezza e la sostenibilità e qual è il futuro del giocattolo? Ne abbiamo parlato con Luca Fois, co-direttore del Master in Design for Kids and Toys (insieme ad Arianna Vignati e Venanzio Arquilla) del Poli.Design di Milano. “Il mercato del giocattolo è un mercato molto particolare, molto tradizionale per motivi storici, sociologici, antropologici e, soprattutto, politici. Il bambino nella storia dell’umanità è sempre stato trattato come un “non avente” diritti personali. A seconda delle fasi storiche i bambini venivano educati, costretti, invogliati, manipolati e condizionati a diventare quello che la società, la famiglia o il potere volevano che diventassero. Questo è un assioma a cui l’Onu ha dato un freno negli anni ’50, quando ha formulato la Carta dei Diritti del Fanciullo, in cui per la prima volta il bambino veniva investito di identità giuridica propria di persona avendo propri specifici diritti”.
Un cambiamento fondamentale che ha influenzato anche il mondo del giocattolo?
Il mercato del giocattolo è un mercato schizofrenico. È l’unico che, invece di mettere al centro della comunicazione lo user e la user experience, si concentra sul buyer. La produzione e il marketing sono più orientati al genitore che spende e non al bambino che usa. Questo però pian piano sta cambiando. Siamo forse all’inizio di quello che definisco il Kidnascimento.
Ovvero?
Il Kidnascimento – al pari del Rinascimento che metteva al centro dell’attenzione l’uomo e non più Dio – mette al centro gli interessi del bambino come individuo avente pensieri e diritti. Il mio corso di Design for Kids and Toys nasce proprio da questo principio e dal fatto che il bambino è l’unico futuro presente. Ascoltarlo, osservarlo, lavorare con lui, interagire con lui significa ascoltare e capire il futuro.
Un futuro facilmente condizionabile…
Certo, ma è un condizionamento che può essere sia positivo che negativo. Tutto è manipolatorio, persino in questa nostra conversazione ci stiamo manipolando e condizionando a vicenda. Quello che conta è la finalità, dipende dal senso che si dà alle cose, dalle intenzioni, dai motivi, dall’etica. Anche, e soprattutto, l’educazione è manipolatoria. Perché si danno alcune informazioni e non se ne condividono delle altre. I bambini imparano soprattutto nei primi 1.000 giorni, dove il cervello è bianco e si iniziano a formare tutti i percorsi neurologici di connessione, loro imparano grazie ai neuroni specchio quindi ci si può immaginare come ogni esempio influisca sia nel bene che nel male. È questo lo scenario in cui abbiamo sviluppato il corso.
Negli anni in cui lei ha fatto questo corso come si è modificato il design del giocattolo?
Ho notato che, contemporaneamente in tutto il mondo, persone occupate in campi diversi hanno iniziato a lavorare sul bambino in maniera più scientifica. Il seme piantato dall’Onu è cresciuto e ha portato a una maggiore attenzione sul bambino, riconoscendone il valore. Si tratta di una rivoluzione sia culturale sia pedagogica. E questo ha significato nell’industria del giocattolo un incremento dei temi della sicurezza.
© Courtesy of Luca Fois
L’intervista è un estratto dell’articolo “È l’ora del Kidnascimento” pubblicato sul numero di Ottobre di Toy Store. Per leggere il testo integrale clicca qui oppure scarica gratuitamente la versione digitale su:
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