Il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato oggi una risoluzione comune sulla sicurezza dei prodotti commercializzati nell’Ue, e in particolare dei giocattoli, a seguito delle recenti vicende degli articoli prodotti in Cina e ritirati dalla Mattel perché potenzialmente pericolosi per i bambini. Il testo, approvato quasi all’unanimità (660 voti a favore, 18 contrari e 7 astensioni) chiede in particolare alla Commissione europea di studiare i vantaggi dell’eventuale introduzione di un nuovo “Marchio europeo per la sicurezza del consumatore”, a complemento dell’attuale marchio CE, che, si sottolinea, ha “carattere autoregolamentare” e “non è mai stato concepito come un marchio di sicurezza”. La risoluzione di Strasburgo sollecita anche il Consiglio ad “adottare senza indugio” la proposta di regolamento sul ‘Made in’ (ovvero l’obbligo di indicazione del paese di origine per i prodotti di sette settori merceologici diversi dai giocattoli: tessile e abbigliamento, gioielleria, oggetti di ceramica e vetro, scarpe, cuoio, articoli di cuoio e pellicce, mobili e spazzole), che è attualmente bloccata dall’opposizione di alcuni paesi del Nord Europa (soprattutto Germania e Gran Bretagna). L’Assemblea di Strasburgo ritiene che “siano necessarie disposizioni molto più dettagliate per garantire la sicurezza dei prodotti e far sì che i consumatori siano convinti che possono essere usati in modo sicuro”. La proposta di revisione dovrebbe poi “migliorare le misure di applicazione della direttiva” e includere anche “efficaci sanzioni per il suo mancato rispetto”. Per gli eurodeputati, fra l’altro, è necessario migliorare l’efficacia di Rapex, il sistema di allerta rapido Ue per la sicurezza dei prodotti “per garantire che gli Stati membri individuino quanti più prodotti non sicuri possibile, al fine di farli ritirare o richiamare dal mercato”. Strasburgo esorta la Commissione “a chiarire la responsabilità dei produttori e importatori in caso di uso improprio del marchio CE” e ritiene che “occorrerebbe comminare adeguate sanzioni per gli abusi”, anche quando riguardino “l’uso improprio di altri marchi volontari”.
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