I pupazzetti di plastica dai corpi scolpiti e colorati che piacciono tanto ai bambini più piccoli contengono sostanze tossiche: ftalati, muschi sintetici, alchilfenoli. La denuncia parte da Greenpeace che ha riportato i risultati di una analisi su 12 campioni, prelevati da sostanze comunemente in uso, eseguita da un laboratorio di ricerca olandese, il Tno. Gli ftalati sono delle molecole contenute in molti degli oggetti di uso comune: nei profumi e detergenti per la casa dei quali riducono l’evaporazione e quindi mantengono più a lungo il profumo, nella plastica perché ne aumenta il grado di elasticità e quindi ne facilita la lavorazione, nei prodotti tessili, nei Dvd. Ma la preoccupazione nasce per il loro utilizzo nei prodotti per l’infanzia: i bambini infatti tendono a portare alla bocca qualunque cosa passi loro per le mani e questo contatto è sufficiente per fare entrare nel circolo sanguigno gli ftalati che vengono rilasciati dalla superficie dei prodotti. Secondo le regole fissate dalla comunità europea nel 1985 gli oggetti in plastica destinati ai più piccoli non devono contenere più dell’1% in peso di ftalati, ma i prodotti analizzati dagli esperti olandesi ne contengono il 15%. La denuncia di Greenpeace è chiara: secondo l’organizzazione è necessaria una regolamentazione europea in proposito. Gli ambientalisti, i medici e ricercatori che hanno partecipato a questa inchiesta hanno avanzato la proposta di mettere al bando gli ftalati (solo nei giochi per bimbi da 0 a 3 anni) e sostituirli con sostanze biocompatibili per rendere flessibile la plastica. In Svezia e Danimarca questa proposta è già legge dal 2000, ma la sua fattibilità viene minata dagli alti costi che le imprese dovrebbero accollarsi per modificare i processi produttivi.
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