Giocattoli: in difficoltà l’industria cinese

La Cina produce circa il 75% dei giocattoli del mondo, che esporta nei Paesi industrializzati. Si tratta soprattutto di prodotti economici. Negli ultimi due anni la richiesta è diminuita. Dal 2003 al 2004 la diminuzione degli ordini è stata effetto della paura per la Sars. Nel 2005 gli uragani Katrina ad agosto e Rita a settembre hanno danneggiato l’economia Usa e l’entusiasmo dei consumatori. Inoltre, anche in Cina sono aumentati i costi delle materie prime e della mano d’opera. E i prodotti cinesi danno un basso guadagno su ogni pezzo. «Il margine di profitto nel settore – spiega C.K. Yeung, vice presidente del Consiglio di Hong Kong per i giocattoli e presidente della compagnia Blue Box Toys – è sottile e la competizione continua a crescere. In due anni, i costi per i salari sono saliti di circa il 20% e quelli per i materiali tra il 20 e il 30%». In Cina ci sono oltre 8 mila ditte produttrici di giochi, che impiegano più di 3 milioni di lavoratori e portano oltre 50 miliardi di yuan annui (6 miliardi di dollari Usa) di valuta estera. Circa 6 mila imprese si trovano nella sola provincia del Guangdong, che nel 2004 ha esportato in Usa, Ue ed Hong Kong l’85% della propria produzione per un fatturato lordo di 91 miliardi di yuan (10,96 miliardi di dollari). Nei primi 11 mesi del 2005 le ditte del Guangdong hanno avuto un incremento di vendite sul mercato Usa del 2,5% rispetto al 2004: ma è poco per una produzione che necessita di grandi numeri per essere davvero proficua. Per il futuro, gli esperti cinesi ritengono che la produzione debba puntare su prodotti di maggior costo, invece che su quelli più economici finora privilegiati e non trascurare nuovi mercati, come quello di Polonia e Ungheria che dopo l’entrata in UE si prevede incrementino simili consumi. «Qualità, tecnologia e innovazione sono cruciali – dice Ye Yao, presidente del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale del Guangdong – per la futura industria dei giocattoli. Serve puntare su prodotti di alta qualità e conformi alle norme di sicurezza estere».

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