Milano ospiterà ancora per poco il Museo del Bambino e del Giocattolo, costituito nel 1989 dalla Fondazione Paolo Franzini Tibaldeo. Dopo un’esperienza sui Navigli in una sede privata (1989-1995), il museo è stato trasferito all’Istituto Milanese Martinitt e Stelline. Ma presto la sede dovrà essere abbandonata: dopo 12 anni di ospitalità, l’Istituto Martinitt non ha mostrato interesse a protrarre l’ospitalità del museo. Così Alessandro Franzini, figlio del fondatore, ha firmato un accordo con il Comune di Cormano che metterà a disposizione uno spazio espositivo più ampio. La prossima estate partiranno i lavori che trasformeranno l’ex Martinitt in un campus universitario per 430 studenti. «Dovremmo rimanere in questa sede fino a quando non saranno terminati i lavori a Cormano – prosegue Franzini -, ma non abbiamo ricevuto notizie ufficiali. Anche se lavorare con un cantiere aperto sarà molto difficile, il museo non può fermare la sua attività. In quel caso morirebbe, anche perché i giocattoli non possono subire continui spostamenti». Nel museo, infatti, si trovano 65 vetrine ampie ed illuminate, esposte ad altezza bambino, contenenti ogni tipo di giocattolo possibile e orientate secondo un ordine cronologico che va dal 1700 al 1960, con approfondimento di tematiche specifiche. Oltre 2.000 balocchi, selezionati e rigorosamente originali che guidano i visitatori in un affascinante viaggio alla scoperta di eventi sociali e culturali, innovazioni scientifiche e tecnologiche, mutamenti politici e militari, indirizzi letterari e filosofici: tre secoli di umane avventure sono testimoniati da bambole e trenini, robot e soldatini, marionette e macchinine. Qui è possibile vedere le prime Barbie, le famose bambole Lenci, i soldatini della prima guerra mondiale fino ai giochi futuristici e stravaganti degli anni ’50.
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