Inchiesta retail: Come promuovere l’edutainment?

L’esperienza ludica ha un valore educativo fondamentale che va comunicato a tutti i costi. Il settore del toy ha il compito di trasmettere con efficacia l’importanza del gioco nello sviluppo dei bambini, costruendo le basi per le nuove generazioni di giocatori, accompagnandole nel loro processo di crescita. Ma come comunicare questo messaggio ai consumatori? Aziende e retailer raccontano le strategie adottate, le sfide da superare e le soluzioni possibili per rendere il gioco un’esperienza formativa capace di coinvolgere famiglie e nuove generazioni

C’è un valore dietro il mondo Toy, che siano giochi da tavolo, di carte, o giocattoli, che spesso si dà per scontato ed è il valore educativo dell’esperienza ludica. Un valore, quello dell’edutainment (termine che nasce dall’unione delle parole “education” ed “entertainment”), su cui il nostro settore potrebbe puntare maggiormente in termini di approccio al cliente, comunicazione e narrativa del mercato. Un lavoro essenziale, soprattutto per introdurre a questo mondo i più piccoli, tra i 3 e i 10 anni, così da gettare le basi per un processo di crescita che contribuirà a costruire nuove generazioni di giocatori, partendo dall’assunto che i giocatori di oggi saranno quelli di domani. Ma questo richiede un lavoro accurato e trasversale che tocca retailer, editori e associazioni di categoria, e un percorso di accompagnamento che dovrebbe generare crescenti sinergie. Molti giochi dai 3 anni in su (ma potremmo partire anche prima) sono spesso perfetti per introdurre i kids al mondo dei board games. Contribuiscono a sviluppare la logica, la connessione tra più elementi, la capacità di gestire emozioni e rabbia, prendendo confidenza con meccaniche che, crescendo, si ritroveranno in molti altri giochi ben più complessi e, appunto, più adulti. Un risvolto educativo che, se alimentato, può realmente diventare l’innesco per infiammare di passione i più giovani, portandoli a condividere con amici e famiglia le tappe verso un percorso di apprendimento virtuoso che lo porterà (si spera) ad appassionarsi sempre di più al mondo dei giochi, nel senso più largo del termine. Alcuni retailer hanno ben chiaro quanto sia preziosa questa mission e hanno già strutturato i propri punti vendita per garantire una experience per tutte le età. Non dimentichiamo, infatti, che l’ibridazione tra il mondo del kid e del kidult è sempre più sottile (in alcuni casi cruciale) e sempre più prodotti per bambini strizzano l’occhio ai più grandi proprio per ingaggiare tutti i target di età, magari con effetti nostalgici, o con brand del passato rispolverati per le nuove generazioni. Basterebbe vedere la moltitudine di versioni differenti di Monopoli, Cluedo, Il gioco dell’oca o Risiko associate a brand seguitissimi come Pokémon, Harry Potter e molti altri. Ma la vera sfida non riguarda il prodotto, che certo non manca, bensì l’approccio al cliente in termini di comunicazione, esposizione e dialogo diretto. Molte volte sono gli stessi adulti a non conoscere l’infinità di giochi da tavolo a disposizione per i più piccoli, in molti casi realizzati anche per coinvolgere famiglia, amici e parenti che sono poi chiamati a coinvolgersi. Ma precisamente quali passi è chiamato a fare un punto vendita? Come si può sviluppare una comunicazione efficace? Che tipo di sinergia si può creare tra editori e retailer? In che modo questi risvolti educativi possono diventare una leva importante? Quali sono i risultati tangibili nel breve, medio e lungo termine? Per la dott. ssa Annabell Sarpato, psicologa, psicoterapeuta e fondatrice del blog “Psicologia per bambini felici”, «i giochi in scatola sono una risorsa educativa fondamentale per tutte le età: potenziano memoria, concentrazione, pensiero strategico e problem solving, oltre a sviluppare abilità sociali ed emotive. Per i bambini favoriscono l’apprendimento spontaneo, per gli adulti aiutano a rafforzare legami e ridurre lo stress. In un’epoca digitale, riscoprire il gioco in scatola significa valorizzare l’apprendimento esperienziale e relazionale».

OLTRE LA VENDITA: IL VALORE EDUCATIVO COME LEVA STRATEGICA

«Il gioco non è solo intrattenimento, ma un mezzo attraverso cui il bambino scopre il mondo, sviluppa capacità cognitive, sociali e motorie e costruisce le basi per il suo apprendimento futuro», spiega Stefania Sblendorio, Responsabile Rete e Sviluppo Negozi di Città del sole. Ad evidenziare l’impatto del gioco sullo sviluppo delle abilità cognitive e sociali dei bambini è anche Cristina Fenizia, PR Specialist di DV Games e Ghenos Games: «Pensiero logico, stimolazione del pensiero laterale, problem solving, creatività, collaborazione e persino competenze linguistiche o matematiche sono tutti benefici che i giochi da tavolo possono offrire». «In Toys Center, in particolare dallo scorso anno, lavoriamo tanto per trasmettere questo messaggio attraverso una comunicazione mirata presente sui canali digitali e sui nostri cataloghi», interviene Michela Mazziero, Marketing Director di Toys Center e Bimbostore, che spiega come l’azienda abbia puntato su una comunicazione mirata e aggiunge: «Crediamo che i giochi di società abbiano una forte valenza educativa, in quanto aiutano bambini e adulti a riscoprire il gioco tradizionale, trascorrendo momenti insieme lontano dai dispositivi elettronici». Per questo, è fondamentale che il valore educativo venga comunicato in modo chiaro ed efficace ai clienti, una responsabilità che va condivisa tra aziende, chiamate a supportare i negozi nella costruzione di una narrazione efficace, fornendo strumenti concreti e strategie di comunicazione mirate, e i retailer, che devono investire sulla formazione. Fabio Campanile, Direttore dei punti vendita di Rocco Giocattoli, evidenzia che «comunicare il valore del gioco significa educare i genitori a comprenderne il ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino. Oggi il gioco non è solo un passatempo, ma un vero e proprio strumento di crescita». Anche Luca Cappello, Direttore Generale di CreativaMente, sottolinea come «il gioco in scatola non sia solo divertimento, ma anche un’occasione di socializzazione e crescita personale, soprattutto per i più piccoli».

LA FORMAZIONE DEL PERSONALE, ASSET FONDAMENTALE

Per trasmettere efficacemente il valore educativo del gioco ai clienti, i punti vendita sono chiamati a investire nella formazione del personale. Stefano De Carolis Di Prossedi, Direttore Operativo di Giochi Uniti, evidenzia l’importanza di avere addetti preparati: «Investire nella formazione del personale è fondamentale, affinché possa consigliare i clienti non solo in base all’età o alla difficoltà del gioco, ma anche alle competenze che può sviluppare». Anche Stefania Sblendorio di Città del sole ribadisce questo punto: «È essenziale che il personale di vendita sia formato per “educare” i genitori su questi aspetti, aiutandoli a scegliere il gioco giusto per ogni fase della crescita del bambino». Michela Mazziero racconta come Toys Center investa proprio su questo aspetto: «Per quanto riguarda la formazione del personale investiamo in programmi di aggiornamento molto strutturati come vere e proprie convention su cui formiamo il personale su prodotti e tendenze. Questo ci permette di avere nei nostri store addetti capaci di trasmettere con competenza e passione il valore del gioco». Anche Fabio Dotta, titolare di Centro Giochi Educativi a Torino, sottolinea l’importanza della preparazione: «I nostri addetti alla vendita hanno usufruito di una formazione specifica, volta non solo al mero aspetto commerciale, ma anche ad una conoscenza specifica dei materiali e delle proprietà educative del giocattolo. La formazione avviene su base teorica e pratica, le aziende ci aiutano organizzando incontri annuali per illustrare queste tematiche». Simone Serrao, titolare di Orso Ludo a Parma, aggiunge: «Il personale viene formato quotidianamente giocando, proviamo tutti i titoli insieme e poi cerchiamo di capire quale sia il target perfetto. Le aziende con le quali abbiamo collaborazioni strette ci forniscono gratuitamente da anni le copie demo, altre le vendono a prezzi più favorevoli. Alcune società ci hanno anche fornito materiale per le formazioni nelle scuole, per creare progetti duraturi». Ilaria Tosi, Marketing Manager di Asmodee, pone l’accento sulla ricerca: «Da sempre il nostro approccio è mettere l’accento sul valore di intrattenimento e sull’aspetto divertente dei giochi da tavolo. Che siano anche educativi è una verità ormai assodata e riconosciuta, ma non spetta a noi dirlo. A livello di gruppo, c’è un’intera divisione, Asmodee Research, che se ne occupa».

L’ESPERIENZA IN NEGOZIO: EVENTI E SPAZI DEDICATI

Se il valore educativo del gioco da tavolo è una leva di mercato importante, le aziende potrebbero affiancare i negozi nel raccontare i propri prodotti nel modo giusto. Questo significa collaborare attivamente nella creazione di eventi in-store, serate demo, formazione del personale e distribuzione di materiali informativi mirati, suddivisi per fascia d’età e competenze, per rendere l’esperienza d’acquisto più consapevole. Lo sottolinea Stefano De Carolis di Prossedi (Giochi Uniti), per cui «creare spazi dedicati all’interno del punto vendita, con segnaletica chiara e la possibilità di provare i giochi, può migliorare l’esperienza d’acquisto», a cui si aggiunge la voce di Luca Di Puorto, Marketing Manager di Goliath Games, che evidenzia la forza del passaparola e dell’esperienza diretta nella vendita: «La chiave per comunicare il valore educativo e sociale è allestire mini aree di prova assistite nelle quali far testare le dinamiche di gioco e creare curiosità». Anche nei negozi di Centro Giochi Educativi si investe in questa direzione «Gli spazi sono differenziati in base all’età e ai materiali, gli eventi sono periodici e consentono di toccare con mano i prodotti. Spesso per la sfera ludica dedicata agli adulti (board game), è l’autore stesso che presenta il prodotto». Michela Corsi, titolare insieme al marito Marcello di Il Prato dei Giochi a Prato (FI), aggiunge: «Solitamente quando un cliente chiede un gioco, cerchiamo sempre di consigliare prodotti che coinvolgano tutta la famiglia, perché questo è il nostro target. Cerchiamo di far capire che il gioco da tavolo, in modo particolare, è un ottimo strumento per creare legami e passare giornate spensierate in famiglia. Spesso organizziamo eventi all’interno dello store anche per ragazzi più grandi, chiedendo aiuto alle case editrici che forniscono materiale, personale e gadget di vario genere». Un’esperienza che deve partire già dall’esposizione secondo Stefania Sblendorio (Città del sole): «L’organizzazione del punto vendita gioca un ruolo centrale nella comunicazione del valore educativo del gioco. Non basta esporre i prodotti in modo generico: è necessario creare ambienti tematici che guidino il cliente nella scelta, rendendo chiari i benefici di ogni gioco». Anche Fabio Campanile (Rocco Giocattoli) sottolinea il ruolo degli spazi nei negozi come parte integrante della comunicazione del valore del gioco: «Non basta più esporre i prodotti in modo generico. È necessario creare ambienti tematici che raccontino una storia e che aiutino il cliente a comprendere il valore educativo del gioco». Inoltre, evidenzia come eventi e dimostrazioni pratiche siano strumenti fondamentali per trasmettere questo messaggio ai clienti. «Creare spazi dedicati all’interno del punto vendita, con segnaletica chiara e la possibilità di provare i giochi, può migliorare l’esperienza d’acquisto», aggiunge Stefano De Carolis (Giochi Uniti), mentre Michela Mazziero (Toy Center e Bimbostore) continua: «Poniamo grande attenzione all’assortimento e alla categorizzazione dei prodotti per facilitare la scelta da parte delle famiglie. Coinvolgiamo i nostri fornitori in sessioni di formazione allo staff dei punti vendita perché possano dare un supporto e guida ai clienti, ospitiamo dimostrazioni di prodotto e nel 2024 abbiamo testato in 3 punti vendita dei laboratori dedicati ai bambini per sviluppare percorsi legati alla creatività e al gioco, con grande successo».

I BENEFICI NEL TEMPO: UN INVESTIMENTO CHE CRESCE CON IL GIOCATORE

Adottare una strategia efficace nella comunicazione del valore educativo porta benefici sia per le aziende che per i retailer, con risultati misurabili nel tempo. «Nel breve termine, l’attenzione crescente dei consumatori al valore educativo del gioco si traduce in un aumento immediato dell’interesse e delle vendite», afferma Ilaria Tosi di Asmodee. «Nel medio termine, questa consapevolezza aiuta a costruire una community di giocatori affezionati, che riconoscono il marchio come sinonimo di qualità e valore formativo. Nel lungo periodo, si favorisce la diffusione del gioco come strumento educativo, coinvolgendo anche scuole e istituzioni». Stefania Sblendorio (Città del sole) aggiunge: «Un gioco che stimola la curiosità e permette al bambino di scoprire nuove capacità crea un circolo virtuoso: più un bambino gioca, più sviluppa abilità, si sente gratificato e continua a giocare. Questo è fondamentale anche per far sì che il bambino di oggi diventi il kidult di domani, mantenendo un rapporto positivo con il gioco per tutta la vita». Fabio Campanile (Rocco Giocattoli) evidenzia l’importanza di superare la percezione tradizionale del gioco: «Molti genitori tendono a scegliere giochi simili a quelli con cui sono cresciuti, senza rendersi conto di quanto il mondo del gioco sia cambiato. È essenziale lavorare su questo aspetto culturale per far comprendere il reale valore educativo del gioco». Luca Cappello (CreativaMente) sottolinea l’impatto di un approccio consulenziale: «Nel breve termine, il cliente esce soddisfatto perché ha trovato il gioco perfetto per le sue esigenze. Nel medio termine, questa soddisfazione si trasforma in fiducia e lo porta a tornare in negozio per nuovi acquisti. Nel lungo termine, un cliente fidelizzato diventa un ambasciatore del negozio, generando un passaparola positivo che favorisce la crescita del business». Anche Cristina Fenizia (DV Games e Ghenos Games) evidenzia il ruolo chiave della fidelizzazione: «A breve termine, una proposta più strutturata permette di distinguere il negozio e rafforzare la relazione con il cliente. Nel medio periodo, la creazione di una community appassionata stimola il passaparola e favorisce collaborazioni con scuole, biblioteche e associazioni. Sul lungo periodo, il negozio diventa un punto di riferimento culturale e sociale, andando oltre la semplice vendita per affermarsi come spazio di aggregazione e promozione del gioco come strumento educativo». Stefano De Carolis di Prossedi (Giochi Uniti) conferma questa visione: «I risultati sono evidenti già nel breve termine, con un incremento dell’interesse in negozio e online. Nel medio periodo, il retailer guadagna una reputazione solida come punto di riferimento per chi cerca giochi educativi. Nel lungo termine, si rafforza il legame con le aziende produttrici e si costruisce un ecosistema virtuoso in cui il gioco diventa cultura e formazione. Questo approccio non solo aumenta le vendite, ma trasforma il negozio in un luogo di valore per le famiglie». Infine, Luca Di Puorto (Goliath Games) sottolinea l’importanza del gioco come esperienza condivisa: «In un mondo sempre più digitale, i giochi da tavolo offrono un’opportunità di socializzazione e crescita. Questa riscoperta porterà nel breve termine un maggior interesse, poi una migliore qualità del tempo trascorso insieme, e infine un cambiamento culturale che valorizza il gioco come strumento di relazione, sia in famiglia che tra amici e colleghi». Anche Simone Serrao, titolare di Orso Ludo a Parma, pone l’accento sull’importanza di creare una cultura del gioco fin da piccoli per poter raccogliere i risultati nel tempo: «Puntiamo molto a proporre giochi da tavolo fin da piccoli, in modo da farli crescere con le nostre proposte. Invitiamo sempre i genitori a condividere i momenti di gioco, anche se spesso la richiesta è quella di fornire giochi che vengano sviluppati in autonomia».

LE SFIDE DA AFFRONTARE

Se il gioco ha un valore educativo profondo, comunicarlo nel modo giusto è la vera sfida. La percezione del gioco da tavolo come semplice passatempo, la concorrenza con il digitale e il costo dei prodotti rappresentano ostacoli che retailer e aziende devono affrontare insieme, trovando strategie efficaci per valorizzare il gioco come strumento di crescita. Michela Mazziero (Toys Center, Bimbostore) evidenzia la competizione con la tecnologia: «Una delle principali sfide è il contrasto tra il tempo sempre più ridotto che le famiglie dedicano al gioco e la crescente competizione con la tecnologia. Per questo, promuoviamo un approccio che valorizzi il gioco di società come strumento per riunire adulti e bambini, stimolando momenti di condivisione lontani dagli schermi. Inoltre, lavoriamo per rafforzare la dimensione intergenerazionale del gioco, con iniziative che coinvolgano genitori e nonni, stimolando momenti di condivisione e apprendimento reciproco. Crediamo fortemente nel ruolo delle scuole e delle associazioni di categoria per diffondere una cultura del gioco consapevole e duratura». Anche per Il prato dei giochi le criticità sono legate soprattutto alla concorrenza con il mondo del digitale: «Le nuove generazioni sono maggiormente attratte dal digitale perché molto più immediato e veloce. Il gioco da tavolo, invece, implica spendere del tempo per capire le regole e prevede una durata di gioco più lunga. Sempre più spesso i caregiver cercano giochi con cui i bambini possano giocare in autonomia senza l’intervento di un adulto e quindi non sono propensi a scegliere un gioco da tavolo». Oltre alla concorrenza digitale, ci sono ostacoli legati alla percezione del giocattolo come strumento educativo. «Le criticità sono legate al retaggio culturale degli adulti che spesso non comprendono l’utilità del giocattolo nello sviluppo psicomotorio del bambino», spiegano da Orso Ludo. «Per migliorare la situazione, cerchiamo di stimolare i nostri clienti attraverso eventi e iniziative sul territorio proposte dalle diverse associazioni che trattano tali argomenti». Inoltre, per lo store le criticità: «cambiano a seconda delle categorie merceologiche: se parliamo di giochi da tavolo c’è sicuramente una produzione ormai esagerata di titoli ed è complesso individuare bene il proprio target in modo preciso. Nel giocattolo in generale c’è un problema rilevante di prezzi crescenti e di scarsa disponibilità economica del cliente. Il lavoro è sempre più complesso da questo punto di vista, serve molta competenza per proporre prodotti di qualità a prezzi giusti per le tasche e contemporaneamente per le esigenze».

Immagine di freepik

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare toystore.biz