Intervista a Irene Guerrieri: Dalla fiaba al giocattolo

La docente in design del giocattolo e designer presenta il suo ultimo libro
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Offrire un metodo di lavoro che stimoli la creatività necessaria per vedere le forme e i colori presenti nelle fiabe e per riutilizzarli nella progettazione di materiali e attività ludiche. Questo l’intento che ha spinto Irene Guerrieri, docente in design del giocattolo e designer che ha al suo attivo numerose collaborazioni con aziende del settore e diversi premi ottenuti in molteplici manifestazioni internazionali, a scrivere il libro Forme e colori nelle Fiabe – Come da un racconto può nascere un gioco edito da Erickson.

Il metodo di fonda sul presupposto che la fiaba e il linguaggio che le è caratteristico è uno strumento di lavoro da cui il designer del giocattolo non può prescindere…
La narrazione è alla base di ogni progetto, da quello architettonico a quello di un giocattolo. La fiaba è la narrazione che deve utilizzare chi si rivolge ai bambini. A renderla uno degli strumenti del mestiere di designer è il fatto che con i suoi elementi fantastici aiuta il progettista a sviluppare nuove idee concettuali.

Sul mercato esistono già tanti giocattoli che si ispirano a situazioni e personaggi delle fiabe classiche o dei cartoni animati. Perché ha sentito il bisogno di proporre un metodo di lavoro basato sull’utilizzo della fiaba?
Fiabe e cartooni animati sono entrambi basati su una narrazione. Personalmente preferisco le fiabe classiche perché ritengo abbiano contenuti educativi più spiccati. Educare è anche una delle funzioni che deve svolgere il giocattolo. Mi sono resa conto che il riferimento alla fiaba classica è meno presente nelle ultime generazioni e proprio per questo mi sono convinta della necessità di educare i futuri progettisti a questo metodo di lavoro. La fiaba ha molte valenze, può ispirare un giocattolo che ad essa si richiama, può essere il punto di partenza per immergersi nel fantastico mondo dei bambini e il pretesto per capire dei concetti, elaborare delle forme, dei colori o altro fino ad arrivare a un concept di un giocattolo nel quale è impossibile trovare un riferimento certo alla fiaba stessa. Senza contare che come ricordo nel mio libro, non mancano esempi di fiabe classiche che contengono giocattoli funzionanti. Il naso di Pinocchio che si allunga e si accorcia, la zucca di Cenerentola che diventa carrozza, la mela di Cenerentola…

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