Lo scorso 17-18 febbraio si è svolto a Trieste il progetto sociale “Parole O_Stili”, in cui hanno avuto un ruolo importante nove panel tematici, tra cui quello dal titolo ”Bambini e Social Media”, coordinato dalla Senior Marketing Advisor Daniela Pavone. Toy Store l’ha intervistata
Cosa è emerso riguardo il rapporto tra i bambini e i social media durante l’incontro? Quali sono stati i nodi cruciali su cui ci si è interrogati riguardanti questo binomio?
«Il panel si poneva l’obiettivo di iniziare a parlare dei bambini e della rete -si parla sempre di ragazzi, di giovani, ma pochissimo dei bambini, che sono i comunicatori di domani e che dobbiamo assolutamente accompagnare nel percorso che stanno iniziando nella vita e nella rete. Doxa Kids, che ha fortemente supportato questa iniziativa, ha condiviso dei dati e degli scenari estremamente interessanti che mostrano quanto YouTube sia rilevante per i bambini e i ragazzi (target 5-13) essendo il social più frequentato (23%), secondo solo a WhatsApp. Qui i bambini e i teenager cercano soprattutto video musicali e i contenuti postati dagli YouTuber, ormai i nuovi idoli dei nostri figli. YouTube e la rete in generale sono uno straordinario luogo e strumento di democrazia e di informazione, ma è fondamentale essere consapevoli, esattamente come nella vita di tutti i giorni, che non tutto quanto è presente in rete è adatto a qualsiasi età e che i nostri figli possono incappare in contenuti dannosi per loro. Purtroppo però la consapevolezza dei genitori a riguardo è molto bassa -i dati indicano che tra le preoccupazioni espresse dai genitori relativamente all’utilizzo di smartphone e tablet, i social come YouTube rappresentano una preoccupazione molto limitata (solo il 6%). I nostri figli, quindi, sono controllatissimi nella vita di tutti i giorni, ma sono liberissimi di scorrazzare in rete con genitori che spesso non comprendono questo mondo, fanno fatica a stare al passo e ancora di più faticano a guidare i propri figli. La domanda che dobbiamo porci è: come possiamo supportare i nostri figli in una crescita digitale serena?».
Com’è cambiato il target Kids negli ultimi anni con l’affermarsi delle nuove tecnologie digitali, in particolare i social media?
«Tutto è diventato estremamente veloce e ormai le classiche distinzioni tra kids e tweens, sono sempre più labili e difficili. Portando il ragionamento all’eccesso, penso che già parlare di target sia quasi anacronistico… i kids oggi vivono la rete in modo assolutamente naturale, sono abituati alla velocità propria dei social, condividono continuamente, concepiscono sempre meno il concetto di essere ingabbiati da programmi predisposti da altri perché sono abituati a personalizzare l’esperienza di fruizione, sono molto protagonisti ed escono purtroppo prima dal gioco tradizionale».
Come hanno influito questi ultimi nella vita quotidiana dei bambini?
«Le fasce più alte del target kids vivono profondamente i social -per loro sono innanzitutto un modo per tenersi in contatto con i propri amici, per condividere, ma anche per fruire di contenuti che ormai sono sempre meno in TV e sempre più su schermi di tablet e smartphone».
A partire da quale età possiamo parlare di interazione con i social media?
«Sicuramente il possesso di smartphone è la porta per entrare nel mondo dell’interazione con i social media, in particolar modo attraverso WhatsApp. Se escludiamo questo social, io penso che una vera interazione sia proprio del target Tweens, mentre i kids si focalizzano maggiormente sulla fruizione passiva di contenuti».
In che modo questi “nuovi bambini nativi digitali” si rapportano oggi con il Giocattolo?
«Non credo che il rapporto con il giocattolo in sé sia cambiato -è cambiato invece tutto quanto circonda i nostri bambini. Sono molto più soli di quanto non fossero in epoche diverse, e questo impatta purtroppo anche il modo con il quale giocano. Io sono convinta che loro continuino ad amare le classiche modalità di gioco… a quale bambino non piace giocare a pallone? O a chi non piace giocare assieme ai propri amici? Quanto ci si diverte con un bel gioco da tavolo? Sempre meno però riescono a giocare all’aperto o a stare in compagnia… Sicuramente assistiamo ad un processo, almeno da un certo punto di vista, di “adultizzazione precoce” dei nostri bambini, sottoposti a continui stimoli non sempre appropriati per loro e una delle conseguenze certamente è il fatto che smettono di giocare con il giocattolo tradizionale prima di quanto non avvenisse anni fa. Ma questo non è ineluttabile e lo dico anche da mamma… ritroviamo il tempo e il piacere di giocare con i nostri figli. È un grande arricchimento per noi e un prezioso momento per loro. E dalla mia esperienza dico che si può fare anche nelle nostre vite molto complicate con agende impossibili».
Come è necessario supportare questi bambini e in che modo è possibile comunicare con loro?
«Penso che innanzitutto i genitori debbano necessariamente imparare a vivere la rete in modo da poter accompagnare i propri figli, in un certo modo “alfabetizzarsi”, e abituarsi a un contesto e a un linguaggio che ritengo sia inevitabile oggi. Abbiamo il compito di supportare i bambini in un’educazione digitale che li aiuti a vivere la rete nel modo migliore. Ma, soprattutto, sono convinta che il dialogo e la condivisione con i propri figli siano fondamentali. Dobbiamo sempre ricordare che possiamo imparare moltissimo l’uno dall’altro: noi possiamo aiutare loro nel cammino della vita e loro possono prenderci per mano e accompagnarci in questo mondo digitale così ostico per molti genitori».
Quali tipo di attività di marketing&comunicazione sono oggi in grado di attirare i nuovi bambini?
«Dobbiamo calarci nel loro mondo, nel loro linguaggio e in quanto è rilevante per loro, raccontando una storia che sia in grado di essere coinvolgente ed emozionante. E questa è un avventura molto difficile per chi opera nel marketing… sono lontani i tempi in cui una campagna tv ben fatta riusciva a creare grandi successi. Oggi dobbiamo mettere i bambini al centro ed evolverci ogni giorno provando ad attivare tutte le leve che intorno a loro possono consentire un rapporto diretto e impattante».
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