La commissione bilancio del Senato approva la Web Tax

La commissione bilancio del Senato ha approvato il testo della Web Tax che introduce dal 1° gennaio 2019 sulle transazioni digitali con esclusione di quelle che saranno effettuate dalle aziende agricole, da quei soggetti che hanno aderito al regime forfettario e dalle piccole imprese. L’aliquota è fissa al 6%. Tuttavia come evidenzia Il Sole e 24 ore: “Capire ora cosa sarà realmente tassato non è del tutto facile. Sono ben tre, infatti, i provvedimenti attuativi che dovranno rendere operativa la nuova imposta digitale: un dm dell’Economia dovrà fissare il perimetro della base imponibile entro il 30 aprile 2018; nei successivi 60 giorni il direttore dell’agenzia delle Entrate dovrà indicare le modalità di segnalazione al Fisco delle operazioni che derivano da prestazioni di servizi con mezzi elettronici; il direttore dell’Agenzia dovrà anche definire gli adempimenti dichiarativi e di pagamento della web tax made in Italy”. La Ragioneria di Stato ha comunque stimato che i ricavi sui quali sarà applicata la tassa dovrebbe aggirarsi minimo intorno ai 3,8 miliardi di euro, pari al doppio di quelli che sono generati dai soli fatturati della pubblicità on line, producendo un gettito fiscale di 114 milioni di euro “per via del credito d’imposta che viene riconosciuto alle imprese residenti in Italia chiamate comunque a versare la web tax sulle transazioni” si legge sempre sul quotidiano economico: “sarà da capire meglio anche la tempistica sul gettito recuperato dallo Stato visto che la norma approvata stabilisce che l’aliquota del 6% va applicata alle prestazioni di servizio al netto dell’Iva e dovrà essere versata con le stesse modalità ed entro gli stessi termini per il pagamento delle imposte sui redditi”. Il Sole 24 ore precisa anche che “Per le prestazioni di servizi dei soggetti non residenti senza stabile organizzazione nel territorio dello Stato, entrano in gioco le banche e gli intermediari finanziari che operano in Italia. A loro viene affidato il ruolo di sostituti d’imposta e dovranno applicare una ritenuta d’imposta con obbligo di rivalsa sul soggetto che percepisce i corrispettivi”. Di contro, “Per non penalizzare le imprese italiane e quelle residenti nel territorio dello Stato entra in gioco il credito d’imposta pari all’imposta digitale versata sulle transazioni digitali”. I nodi da sciogliere e le aree grigie quindi rimangono molte, non resta che da vedere cosa emergerà nei prossimi provvedimenti.

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