Un consumatore più consapevole e preoccupato dei contenuti di sicurezza del prodotto che sta acquistando, soprattutto se si tratta di un articolo destinato all’infanzia, e che, pur di veder soddisfatta questa sua esigenza, è disposto anche a pagare un prezzo più alto. A delineare questo identikit è la seconda edizione del Tüv Süd “Safety Gauge 2017”, una ricerca di mercato condotta da Tüv Süd. L’ente internazionale indipendente di certificazione e ispezione, che è presente anche in Italia dal 1987, ha analizzato le pratiche di sicurezza dei consumatori nei quattro settori: prodotti per l’infanzia, elettronica di consumo, industria alimentare e calzaturiera. A distanza di quattro anni dalla prima edizione, risalente al 2012, lo studio analizza il comportamento e le esperienze dei consumatori in Cina, Stati Uniti, Germania e India e propone un’analisi di come si sono evolute in questo lasso di tempo la consapevolezza, la comprensione e l’importanza della sicurezza dei prodotti. Se si tiene conto del fatto che i Paesi analizzati rappresentano il 46,6% del Pil mondiale e si classificano tra le prime 10 economie in quanto a Prodotto Interno Lordo, le conclusioni di questa ricerca possono essere considerate rappresentative delle tendenze in atto anche su altri mercati, tra cui quello italiano.
La sicurezza è un parametro sempre più importante
Il confronto tra gli orientamenti emersi negli ultimi dieci anni evidenzia un costante incremento della sensibilizzazione dei consumatori nei confronti di questo tema. Nel 2007 la percentuale di coloro che dichiarava di considerare la sicurezza importante nell’acquisto di un prodotto era del 47%. Nel 2012 era già balzata al 63% e le previsioni sono che nel 2021 per un consumatore su tre questo sarà diventato un requisito “molto importante”. Anche se negli ultimi quattro anni sono quelli che hanno evidenziato un trend di crescita più basso – +2% rispetto al +5% degli altri settori – sul fronte della sicurezza, le aspettative dei consumatori sono particolarmente elevate soprattutto quando si tratta di prodotti per la prima infanzia. In questo ambito la percentuale di coloro che considera questo parametro “molto importante” quando è in fase di acquisto è salita dal 63% del 2012 al 73% del 2016 e le previsioni sono che entro il 2021 si arriverà al 75%. Dal punto di vista delle aziende del settore è particolarmente interessante un’altra indicazione contenuta nello studio. L’interesse per la sicurezza trova una concreta conferma nella maggiore disponibilità del consumatore a premiare i prodotti che offrono maggiori garanzie sotto questo profilo, anche a costo di pagare un prezzo superiore. Dallo studio emerge infatti che in generale negli ultimi quattro anni, tra il 2012 e il 2016, la percentuale di coloro che si dichiarano disponibili a pagare di più pur di avere prodotti sicuri è passata dal 77% all’84%. Nel caso specifico dei prodotti per l’Infanzia questa percentuale è cresciuta dall’81% al 90%. E proprio il settore dei prodotti destinati all’infanzia è anche quello che è stato caratterizzato dalle dinamiche più rilevanti. Il cambiamento più sostanziale riguarda la scala dei parametri che più condizionano le decisioni di acquisto. Tra il 2012 e il 2016 la sicurezza è passata dal quarto posto – dopo prezzo, performance e funzionalità – al primo. Appare indicativo anche il fatto che in questo stesso lasso di tempo il prezzo sia precipitato dal primo al quarto posto. In particolare, nei prodotti per l’infanzia la classifica delle preoccupazioni del consumatore vede al primo posto la sicurezza chimica e, a seguire, il tipo di materiali o ingredienti utilizzati e il rispetto degli standard normativi. Le due categorie di prodotto nelle quali l’attenzione è risultata più elevata sono quelle del giocattolo (83%) e dei biberon (66%). La sicurezza è un parametro importante anche per le aziende che appaiono sempre più confidenti. A seguito delle azioni intraprese, il numero di imprese per le quali la sicurezza dei prodotti è un problema rilevante si è ridotto al 25%. Il divario rispetto al 2012, quando era pari al 47%, è significativo. Tuttavia, lo studio evidenzia anche che negli ultimi quattro anni è rimasta invariata la percentuale dei consumatori ai quali i prodotti dei quattro settori analizzati hanno causato problemi di sicurezza. In particolare, le principali problematiche riportate sono state: reazioni allergiche (28% dei casi), tagli da spigoli (27%), ferite causate da una protezione inadeguata (20%), ustioni (18%) e avvelenamento (16%). Da segnalare anche un’incidenza del 10% dei casi di soffocamento.
Le opportunità per i player del mercato
La conclusione a cui arrivano gli analisti del Tüv Süd è che in questo periodo storico le aziende hanno concrete opportunità di soddisfare la domanda proponendo prodotti sempre più in linea con più alti standard di sicurezza, senza che questo abbia impatti sul profitto aziendale. E questo perché è possibile investire su questo fronte sostenendo costi inferiori rispetto al passato. Nel 2012 l’aumento medio dei costi di produzione da sostenere per ottenere il miglior standard di sicurezza del prodotto era del 21%. Oggi tale costo è sceso al 14% per effetto di vari fattori, dall’efficientamento dei processi produttivi fino alla riduzione dei costi dei test di prodotto. L’idea è che la combinazione tra l’orientamento dei produttori e il calo dei costi di produzione possa innescare un circolo virtuoso che consente alle aziende di cogliere delle opportunità di business e di creare un valore aggiunto riconosciuto dal mercato aumentando la propria capacità di competere sui emrcati internazionali.
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