Legge Antispreco, perché fa bene al giocattolo. Intervista all’onorevole Maria Chiara Gadda

Intervista all'onorevole Maria Chiara Gadda che spiega come la Legge 166 può fare bene anche al mercato del giocattolo
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Nel 2016 è nata la Legge 166, conosciuta anche come legge antispreco. Pensata per ridare valore ai prodotti in eccedenza, è nata prima di tutto da un’esigenza nel mercato del food e dei farmaci, ma in questi anni si è presto allargata anche ad altri settori, come quelli della cancelleria, dell’igiene personale, della casa, degli elettrodomestici e dei giocattoli/prima infanzia. Ci racconta di cosa si tratta e perché può fare particolarmente bene al mercato del giocattolo l’onorevole Maria Chiara Gadda, proponente e relatrice della legge.

Intervista all’onorevole Maria Chiara Gadda

Di cosa tratta esattamente e come si può applicare ai vari settori la Legge 166?
La povertà alimentare e quella sanitaria sono purtroppo una realtà anche nel nostro Paese, e ormai non riguardano più soltanto le fasce di popolazione sotto la soglia di povertà ma anche un ceto medio provato dagli effetti dell’inflazione. I bisogni delle famiglie non si limitano però all’accesso a cibo e farmaci, ma ad un paniere più ampio di beni legati alla vita quotidiana e ad una concezione estesa di benessere. Pensiamo a quanto sia importante il diritto al gioco per la crescita e l’educazione dei nostri bimbi, o a quanto l’avvio dell’anno scolastico incida nel bilancio familiare rispetto all’acquisto di libri, di prodotti di cartoleria e cancelleria. Le attività di una casa famiglia, di una scuola, di un carcere, di una associazione sportiva dilettantistica – solo per citare i possibili destinatari della legge antispreco insieme agli enti del terzo settore – possono essere sostenute grazie alla legge 166 del 2016. All’interno delle diverse pratiche e politiche antispreco, la donazione assume certamente un ruolo significativo perché è un modo intelligente e utile alla comunità per allungare il ciclo di vita di un prodotto. In altri termini, le eccedenze che per diversi motivi perdono valore commerciale – immaginiamo ad esempio le rimanenze di magazzino o di attività promozionali, i prodotti che subiscono l’effetto moda, quelli rimasti invenduti a termine stagione o per difetti estetici che non ne pregiudicano funzionalità e sicurezza per il consumatore – possono trovare nuovo valore grazie alla rete della solidarietà. La generazione di eccedenze si può prevenire in azienda ottimizzando i processi produttivi e logistici e il proprio rapporto con il consumatore, ma non è del tutto eliminabile. Possono subentrare anche fattori esterni imprevisti, basti pensare agli eventi atmosferici o a quanto successo durante la pandemia con la chiusura prolungata di molte attività. La legge 166 del 2016 attiva, insomma, la responsabilità sociale di impresa con la capacità del terzo settore di rispondere ai bisogni delle persone più fragili. Due mondi apparentemente distanti quello del profit e del non profit, ma accomunati dalla stessa necessità di coniugare sostenibilità economica, ambientale e sociale.

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Come funziona esattamente e in che modo industria e retail possono trarne beneficio?
Le imprese possono donare i beni in eccedenza a enti senza fini di lucro, pubblici o privati, che perseguono finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Le agevolazioni fiscali sono applicabili a condizione che venga assicurata la gratuità della cessione, la destinazione dei beni ceduti a finalità di interesse generale e il rispetto di specifici oneri documentali e comunicativi. In sostanza, le cessioni gratuite dei prodotti menzionati all’interno della legge antispreco, non generano un ricavo imponibile ai fini delle imposte dirette, ferma restando la deducibilità dei costi sostenuti dal cedente. In altre parole, la donazione non viene considerata una operazione estranea all’esercizio dell’impresa ai sensi dell’articolo 85, comma 2 del TUIR, escludendo che il valore normale dei beni ceduti gratuitamente con queste procedure sia tassato come ricavo. Similmente, ai fini IVA, le donazioni di tali beni sono equiparate alla loro distruzione, stabilendo che per queste operazioni non opera la presunzione di cessione di cui all’art. 1 del d.P.R. n. 441/1997. Pertanto, non viene applicata l’imposta sulle merci in uscita e viene riconosciuta all’impresa la detrazione dell’IVA assolta a monte. È inoltre data facoltà ai comuni di applicare uno sconto alla TARI, e sarebbe opportuno sollecitare maggiormente sul territorio questa opportunità perché la donazione influisce positivamente sulla riduzione dei rifiuti e sulle politiche sociali. Queste sono le “regole del gioco” dal punto di vista tecnico, ma c’è un altro vantaggio che riveste un ruolo crescente nelle opinioni e persino nei comportamenti di acquisto dei cittadini. Mi riferisco all’aspetto reputazionale, e a quello motivazionale dei dipendenti dell’azienda stessa. Non a caso questi comportamenti virtuosi vengono giustamente raccontati all’interno dei bilanci sociali. Alcune imprese che donano preferiscono farlo senza troppo clamore, bisogna invece comprendere che raccontare questa scelta consapevole è un grandissimo messaggio culturale e un esempio per chi ancora non ha “rotto il ghiaccio” della diffidenza. C’e un altro aspetto positivo della donazione. Attuarla in modo strutturale, e non episodico, significa anche misurare l’efficienza dei propri processi e persino il rapporto con il cliente. Eccessive eccedenze possono provenire da errori nella programmazione, oppure essere segnale di un cambiamento nei gusti dei clienti. Donare fa bene alla comunità che beneficia di questi beni, ma anche all’azienda che può prevenire alcuni comportamenti antieconomici.

Se un’azienda o un’industria volesse usufruire della legge 166, cosa dovrebbe fare esattamente?
La legge antispreco non è intanto uno “svuota magazzini”. La finalità sociale richiede cura e rispetto nei confronti dei soggetti beneficiari, che devono ricevere prodotti in eccedenza ma non certo scarti inutilizzabili o rifiuti. Il mio suggerimento è di individuare – nell’ambito del terzo settore o degli enti pubblici – i corretti interlocutori in grado di interfacciarsi con la propria realtà imprenditoriale e costruire insieme un modello di recupero efficace e semplice per entrambi. Non è la stessa cosa recuperare grandi quantitativi nella gdo, piuttosto che piccoli numeri nel commercio di prossimità diffuso. Questo non è un fatto normativo, ma logistico, che determina il buon esito del rapporto di donazione.

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Il tetto dei 15 mila euro fa un po’ paura alle aziende. Può spiegarci perché di fatto non è assolutamente un impedimento alle donazioni?
La legge 166 prevede che il donante debba trasmettere telematicamente all’Amministrazione finanziaria una comunicazione riepilogativa delle cessioni effettuate in ciascun mese solare da cui emergano i dati contenuti nei ddt e l’indicazione del valore dei beni ceduti, da inviarsi entro il quinto giorno del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni. L’Agenzia delle Entrate a distanza di sette anni dall’entrata in vigore della legge non ha ancora stabilito le modalità per questo adempimento, e in ogni caso l’obbligo di trasmissione viene meno nel caso in cui la singola cessione riguardi eccedenze alimentari facilmente deperibili, oppure beni di valore non superiore a 15.000 euro. Tale valore va considerato per ogni singola cessione proprio per agevolare e snellire le attività erogative senza cumulare il valore dei beni nell’ipotesi in cui si effettuino più cessioni a favore del medesimo beneficiario.

In che modo la Legge 166 ha semplificato modalità dal punto di vista degli adempimenti fiscali?
La legge 166/16 definisce “chi può fare che cosa, e con che responsabilità”. Alle aziende, per operare con serenità, servono indicazioni chiare. Per quanto riguarda gli adempimenti…

© Courtesy of Maria Chiara Gadda

L’articolo è un estratto dell’intervista all’on Maria Chiara Gadda “Legge Antispreco. Perché fa bene al giocattolo”, pubblicata nel numero di Ottobre 2023 di Toy Store. Per leggere il testo integrale con tutti i commenti dei player e le descrizioni dei prodotti clicca qui oppure scarica gratuitamente la versione digitale su:

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