I Legoland, i parchi di divertimento fatti interamente di mattoncini, costruiti a Billund (Danimarca), in Gran Bretagna, in California e a Monaco, saranno definitivamente messi in vendita. Dopo aver inseguito la moda dei giocattoli hi-tech, utilizzando raffinate tecnologie come negli Smart brick, mattoncini con chip telecomandabili a distanza, Lego ritorna ora al core business e sceglie di concentrarsi sul classico mattoncino. A proposito, proprio quest’ultimo è stato votato a Londra come primo prodotto fra i “classici in plastica”. E’ il risultato di un sondaggio pubblicato ieri dal tabloid britannico Daily Mail, secondo il quale nel mondo, che conta circa 6 miliardi di esseri umani, vi sono circa 52 pezzi di Lego per ogni persona.L’operazione di ritorno al “classico” si iscrive nel processo di ristrutturazione dell’azienda iniziato già da qualche anno. Il fatturato mondiale del 2004 è sceso del 6%: da 1 miliardo e 131 milioni di euro a quasi 900 milioni di euro, anche se il cash flow è stato pari a 72 milioni e 218 mila euro, in confronto con i 28 milioni e 860 mila euro del 2003. Nel conteggio sono inclusi anche i parchi a tema. Per recuperare terreno, l’azienda ha quindi deciso di cercare acquirenti proprio per i parchi, in perdita di 68 milioni di euro e da tempo oggetto di discussione all’intero dell’azienda. «Stiamo cercando in primo luogo di ridurre i costi. – afferma Jørgen Vig Knudstorp CEO di Lego Group – Per il prossimo anno puntiamo ad incrementare la nostra quota di mercato. Abbiamo aiutato i rivenditori ad aumentare i loro profitti attraverso un servizio puntuale, una maggiore marginalità e prezzi più competitivi. Allo stesso tempo abbiamo ampliato, con Duplo ad esempio, il nostro portafoglio prodotti. Sono quindi certo che riusciremo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati per il 2005».
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