È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 settembre il decreto legge 135 che contiene, all’articolo 16, correzioni alla legge sul made in Italy 99 del 2009 pubblicata lo scorso agosto (vedi agenzie del 26 agosto http://www.e-duesse.it/News/Cucine-Built-in/Sempre-piu-difficile-essere-Made-in-Italy e del 28 agosto http://www.e-duesse.it/News/Cucine-Built-in/Marcia-indietro-sul-Made-in-obbligatorio). Nel decreto si legge: “Si intende realizzato interamente in Italia il prodotto o la merce, classificabile come made in Italy ai sensi della normativa vigente, e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano”. Con queste parole, secondo l’interpretazione degli esperti in materia, si intende che coloro che producono interamente in Italia potranno adottare l’etichetta Made in Italy, mentre le aziende italiane che producono all’estero potranno esporre semplicemente il marchio, senza indicare l’origine. In questo modo il Governo sembra innanzitutto non aver voluto incorrere in sanzioni da parte dell’Unione Europea e secondariamente non penalizzare le imprese italiane con siti produttivi all’estero obbligandole a indicare il Paese di produzione. Ma sul “Corriere Economia” di ieri vengono segnalate alcune difficoltà. Da un lato c’è chi afferma che la manifattura estera impiantata nel nostro Paese, come ad esempio quella cinese, potrà a sua volta fregiarsi dell’etichetta made in Italy, e chi fa notare che i prodotti stranieri continueranno a entrare in Italia con l’etichetta del Paese d’origine del marchio: ad esempio il profumo Chanel prodotto in Cina continuerà a riportare l’etichetta francese, ha spiegato al quotidiano Franco Moranti, esperto in economia e comunicazioni. Ciò costituisce un vantaggio competitivo per le aziende straniere cui non possono accedere quelle italiane. © RIPRODUZIONE RISERVATA In caso di citazione si prega di citare e linkare toystore.biz