Scuola e gioco da tavolo, Italia ancora indietro secondo Giochi Uniti

Secondo Stefano De Carolis di Prossedi di Giochi Uniti e l’educatore ludico Gabriele Mari il gioco da tavolo è ancora marginale nella scuola italiana, mentre all’estero è già strumento educativo

Scuola e gioco da tavolo, Italia ancora indietro nell’uso educativo

Il gioco da tavolo come strumento educativo resta un’occasione mancata per la scuola italiana. Lo sostengono Stefano De Carolis di Prossedi, direttore operativo della casa editrice napoletana Giochi Uniti, e l’educatore ludico Gabriele Mari, che denunciano il persistere di pregiudizi e resistenze culturali.

«Anche quest’anno il gioco è considerato marginale come strumento educativo», afferma De Carolis, intervenuto durante il Premio Archimede 2025 a Venezia, dove ha partecipato come giurato. «Dal confronto con altre realtà, specialmente tedesche e nord europee, è evidente che la percezione del gioco in Italia è diversa. L’Italia è un Paese leader nella creazione di board game, con autori e illustratori riconosciuti in tutto il mondo, ma il mercato resta ancora timido».

Un punto condiviso da Mari: «Nelle scuole italiane c’è troppo poco gioco strutturato. I pregiudizi secondo cui il gioco è solo per bambini e sottrae tempo alle materie tradizionali sono ancora radicati. In realtà, il gioco può accrescere motivazione, coinvolgimento e migliorare il clima di classe, favorendo relazioni e rispetto reciproco».

Mari auspica per l’anno scolastico appena iniziato la nascita di più ludoteche scolastiche e la diffusione di corsi di formazione per insegnanti sull’uso del gioco strutturato. «Serve una vera rivoluzione culturale – aggiunge De Carolis – perché i board game diventino un motore di crescita per l’intero sistema Paese».

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