Secondo quanto pubblicato da La Repubblica, Toys ‘R’ Us ha comunicato ai propri dipendenti, circa 33 mila, che chiuderà gli oltre 700 punti vendita negli Stati Uniti e, probabilmente, anche quelli presenti negli altri mercati. La questione, come già anticipato anche da Toy Store, era già nell’aria nei giorni scorsi, da quando ormai era chiaro che il piano di rilancio pilotato attraverso le procedure della bancarotta non avrebbe portato da nessuna parte. Sempre secondo quanto riportato da La Repubblica, «motivo della chiusura è l’impossibilità di competere con i big delle vendite on line e un debito accumulato di oltre 7 miliardi di dollari, risalente all’acquisizione da parte dei fondi». Inoltre, secondo quanto riportato dai principali quotidiani, «non è impossibile che la catena di distribuzione di giocattoli e giochi mantenga aperti 200 negozi dopo la sua liquidazione, avanza la Cnbc. Un’ipotesi che Toys ‘R’ Us esplora e che farà parte del suo file di liquidazione è quello di vendere i negozi canadesi, che hanno un saldo positivo, e 200 dei suoi più redditizi negozi degli Stati Uniti. Quindi liquiderebbe il resto dei negozi, dice ancora la Cnbc. Questi progetti, indipendentemente dalla loro forma, dovrebbero avere importanti conseguenze sociali. I dipendenti statunitensi, che rappresentano oltre la metà dei 65 mila dipendenti del gruppo, manterranno il loro posto di lavoro per 60 giorni. Il resto è incerto».
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