Nonostante le notizie di ieri di una tregua sui dazi abbia rasserenato gli animi, nuove tensioni tra politica e industria del toy negli Stati Uniti continuano a far preoccupare. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha indirizzato un duro monito a Mattel: se l’azienda decidesse di spostare la produzione fuori dal territorio nazionale, il governo imporrà dazi del 100% sui prodotti importati, come riportato da Il Messsaggero. Un messaggio che potrebbe incidere profondamente sulle dinamiche dell’intero settore toy.
L’affondo di Trump è arrivato durante un’intervista televisiva in cui ha riaffermato l’intenzione di proteggere la manifattura americana, chiarendo che le aziende che scelgono di produrre all’estero non potranno aspettarsi accesso agevolato al mercato interno. “Se Mattel vuole continuare a vendere Barbie negli Stati Uniti, deve costruirla qui”, ha affermato.
Mattel si trova attualmente impegnata in una revisione della propria struttura produttiva. Una parte consistente delle sue linee è situata in Asia, ma l’azienda ha annunciato l’obiettivo di ridurre la quota di produzione cinese destinata agli USA – attualmente intorno al 20% – portandola al di sotto del 15% entro il 2026. La strategia punta a diversificare gli impianti mantenendo il cuore creativo e progettuale negli Stati Uniti. Ma secondo il CEO Ynon Kreiz, riportare tutta la produzione nel Paese non è realistico né efficiente.
Nel frattempo, gli effetti delle tensioni commerciali si fanno già sentire sui prezzi. In pochi giorni, il costo di una Barbie in costume da bagno venduta da Target è aumentato di quasi il 43%. E secondo le previsioni della stessa Mattel, l’eventuale applicazione delle nuove tariffe potrebbe tradursi in un impatto economico pari a 270 milioni di dollari nel 2025.
Trump ha commentato l’aumento dei prezzi minimizzando: “se una bambola costerà qualche dollaro in più, forse i bambini ne avranno due invece di trenta”. Ma nel settore cresce l’allerta, soprattutto in vista della prossima stagione natalizia. Con circa l’80% dei giocattoli venduti negli USA fabbricati in Cina, l’introduzione di dazi di questa portata rischia di causare ritardi nelle forniture, carenze nei punti vendita e rincari che potrebbero pesare sull’intero sistema distributivo.
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