Una bussola per orientarsi nel mondo del 4.0

Espressioni come tecnologie 4.0, factory 4.0, soluzioni 4.0, o industria 4.0 sono ormai entrate a far parte del lessico comune. Questo perché, più o meno consapevolmente, tutti ci troviamo immersi in una vera e propria rivoluzione industriale che sta permeando di sé i più diversi settori. L’integrazione e la commistione sinergica e integrata (cross-fertilization) di tecnologie differenti offre una serie di possibilità di favorire l’innovazione e di creare nuove applicazioni e nuovi mercati ed è all’origine dell’attuale contesto caratterizzato da cambiamenti molto accelerati e connessi tra loro. Come era naturale, il fermento che si è generato ultimamente su questo argomento ha prodotto anche un’inevitabile confusione e spesso un disordine, che non aiutano a comprendere le diverse tecnologie che si stanno sviluppando e le loro potenzialità. E proprio questa oggettiva difficoltà ha convinto Renata Borgato, Paola Cristiani e Valentina Andreoli a raccogliere nel libro “L’ABC del 4.0” edito da Franco Angeli le informazioni di base per orientarsi nel nuovo contesto. Babyworld ne ha parlato con Renata Borgato che, oltre a essere formatrice e consulente aziendale, insegna anche alla facoltà di psicologia dell’Università di Milano Bicocca.

Cosa ha convinto Lei e le altre coautrici che potesse essere utile offrire una mappa di orientamento alla compresione del 4.0?

Risponderò per me in quanto non mi sono confrontata con le mie coautrici sulle motivazioni che ci hanno portato al progetto comune. Naturalmente ho delle idee, ma sarebbe improprio divulgarle. Per quanto mi riguarda, la ragione principale è che volevo riflettere sul tema. Fin da quanto nel 2011 alla Fiera di Hannover si è cominciato a parlare di 4.0 si è fatta parecchia confusione. Bastava che un’azienda comprasse un robot per presentarla come impresa 4.0. E da subito si sono sentite prese di posizione di acritica accettazione o di altrettanto acritica resistenza. A fronte di ciò mi sono ritrovata a pensare a quanto Spinoza ci ha insegnato: “non ridere, non piangere né detestare, ma capire”. Quindi mi sono messa, con ostinazione, a studiare per capire. O meglio, ho indagato gli aspetti del 4.0 più congruenti con la mia formazione e i miei interessi cioè le implicazioni sociali, psicologiche e relazionali di quella che, non a torto, viene chiamata la 4° rivoluzione industriale. Poi, per essere sicura di aver capito, ho provato a scrivere. Per me la verifica della comprensione passa sempre attraverso la capacità di trasmettere. Non a caso ho voluto che nel libro comparisse la frase di Einstein “non hai veramente capito qualcosa fino a che non sei in grado di spiegarla a tua nonna”. E la frase scelta dall’arch. Cristiani “della vita non bisogna temere nulla. Bisogna solo capire” mi lascia intuire una – non verificata – consonanza di motivazione.

Le ripropongo la domanda che ho trovato nella prefazione al libro: Come possiamo definire e quali sono gli elementi distintivi delle diverse fasi del “puntozero”?

Non ci sono fasi del 4.0, siamo di fronte a un processo esponenzialmente evolutivo.

Quali sono i vantaggi e le opportunità offerte alle aziende dall’integrazione tra le sfere digitali, fisiche e bilogiche proprie del 4.0?

Sarebbe riduttivo e anche ingenuo voler indicare particolari aspetti. Le innovazioni circolano con straordinaria rapidità, generando un flusso ininterrotto di scoperte, migliaia di agenzie scientifiche operanti in tutti i paesi del mondo, collegate in rete fra di loro, interagiscono contemporaneamente e i centri di ricerca dei vari continenti lavorano in un’utile cooperazione concorrenziale.

Quali sono invece i vantaggi e le opportunità offerte da questa integrazione al canale distributivo inn generale e al Normal Trade in particolare?

Sono innumerevoli. Citerò, a puro titolo di esempio, le varie applicazioni della telemetria tra cui la tecnologia RFID che già adesso viene proficuamente utilizzata per inventari e tracciabilità dei prodotti, l’uso dei sensori, ma anche le opportunità offerte dalla realtà aumentata e dall’internet of Things.

In particolare, quali ritiene possano essere le ricadute del 4.0 sul rapporto tra azienda e consumatore e tra insegna/negozio e consumatore?

Credo che si debba prefigurare una modificazione sostanziale del rapporto. Per quanto riguarda le aziende Big Data e Analytics possono fornire informazioni indispensabili a intercettare e interpretare i desideri dei consumatori, che sempre più si pongono come soggetti proponenti e come non fruitori passivi. Per quanto riguarda insegne/negozi, la facilità di accesso all’acquisto per via informatica, la qualità del servizio offerto e la, seppur relativa, personalizzazione dello stesso, inducono a credere che la via da percorrere non sia da ricercare nelle tecnologie, ma nella capacità di offrire un valore aggiunto in termini di relazione ed empatia. Su questo terreno non saranno le macchine a fare la differenza, ma le persone.

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