Viviamo in un’epoca complessa, frammentata e distratta da molteplici stimoli interni ed esterni. Un’epoca in cui il pubblico va intercettato e vuole essere coinvolto e coccolato. Questo richiede inevitabilmente un investimento concreto – di tempo, risorse economiche ed energie – nella comunicazione. Il retailer, oltre a presidiare il punto vendita, è infatti chiamato a creare un legame con la propria comunità, fisica e digitale. I social media sono fondamentali, ma non sufficienti: servono eventi in store, collaborazioni locali, esperienze che trasformino il semplice acquisto in un momento da ricordare. Sempre con quella spinta verso l’innovazione e il confronto che può portare a rimettere in discussione anche prassi consolidate, a ripensare aspetti del proprio modello di business, a implementare nuovi servizi e format innovativi, magari reinventando l’esperienza di acquisto e la relazione con il cliente. Fortunatamente, però, il retail non è solo. In questo processo, infatti, l’industry ha un ruolo cruciale, ovvero quello di creare una relazione vera, sinergica e continuativa con il retail. Non basta più fornire prodotti e materiali promozionali: occorre co-progettare, condividere strategie – laddove possibile, anche con insight e dati funzionali all’obiettivo finale –, creare eventi insieme, sia sul fronte digitale che su quello fisico. Il cliente deve percepire il brand come parte di un ecosistema coeso, dinamico e capillare, non come un’entità distante e autoreferenziale. Si rende sempre più necessaria, quindi, una comunicazione integrata, aperta e condivisa, perché in un mondo sempre più interconnesso ma paradossalmente più isolato, la chiave per emergere è una sola: unire le forze per lavorare insieme, finalmente comunicando come un’unica grande voce.
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